Ieri i (pochi) milanesi rimasti in città hanno avuto modo di assistere ad un evento climatico piuttosto insolito: intorno alle 17.00 il cielo si è improvvisamente oscurato, anticipando il buio di 4 se non 5 ore, per lasciare spazio, dopo pochi minuti, al “solito”, violento, temporale estivo. Chi arrivasse in città questa mattina, troverebbe la “solita” giornata estiva, con il cielo sereno e solo l’aria leggermente più respirabile e la temperatura un po’ più vivibile (per ora): le conseguenze, infatti, del nubifragio si limitano a qualche ramo caduto sulle auto in sosta e ad un po’ di telefonate ai vigili del fuoco per qualche allagamento.
Parlare di “temporali estivi” è diventata, anche per i mercati finanziari, una consuetudine che gli accadimenti di questi giorni hanno ulteriormente certificato.
Indubbiamente la “perturbazione” è stata piuttosto violenta, ma non così devastante. E non certo, però, improvvisa, essendoci stata, nei giorni precedenti, qualche avvisaglia (prese di beneficio sui titoli tech, in primis quelli del settore Intelligenza artificiale, segnali di rallentamento – peraltro contenuti – dell’economia Usa, segnali di ripresa dello yen dopo i minimi fatti toccare nella prima metà di luglio).
Ma se oggi ci guardiamo alle spalle, come nel caso del temporale di ieri, ci troveremo ad osservare qualche disagio, certo, ma anche qualche aspetto positivo.
Il “lascito” più evidente è un certo nervosismo: movimenti così repentini hanno tolto più di una certezza e “ricostruire” la fiducia non è un processo immediato (anche perché, come più volte ricordato, siamo in una fase in cui molti operatori sono in vacanza e, con loro, molti investitori, per cui il mercato è facilmente “manovrabile”, essendo gli scambi in una “stagionalità” particolare). Per cui è probabile che molti, in questi giorni o settimane, rimarranno “alla finestra”, in attesa di segnali più chiari.
Ma quanto è successo ieri, al di là della “scivolata” finale di Wall Street, conferma che molti timori erano eccessivi.
Innanzitutto, a livello macro, è praticamente del tutto rientrata la preoccupazione di un hard landing dell’economia, a partire da quella Usa. Spesso, come sappiamo, sono i dettagli a suggerire la view più corretta. E’ quello che ci dicono, per esempio, alcuni dati relativi al mercato immobiliare Usa, che da importanti segnali di ripresa, con un aumento delle ipoteche, che sta a significare che i mutui, nell’ultima settimana, sono aumentati (mentre i tassi sono scesi, passando, per un tasso fisso a 30 anni ad un 6,55% medio contro il precedente 6,82% – ovviamente si sta parlando di tassi Usa).
Un’altra buona notizia può essere considerata quella relativa alla “stretta monetaria”: ormai è scontato (così di dice l’andamento del mercato obbligazionario) che a settembre le Banche Centrali interverranno con una certa decisione, mettendo in pratica una politica più espansiva.
Arrivano, poi, buone notizie anche dal Giappone, “l’epicentro” del temporale.
Lo yen, infatti, continua la sua fase di recupero, trovando una certa stabilità nei confronti del $, dopo le parole rassicuranti della Bank of Japan, che ha escluso, per il momento, nuovi ritocchi. Secondo JP Morgan, circa il 75% delle posizioni di carry trade (arbitraggio valutario), principalmente yen-$, sono state chiuse. In altre parole, potrebbe esserci ancora qualche “strascico”, ma oramai dovremmo essere “ai titoli di coda”.
Un altro segnale ci arriva dal Vix, l’indicatore della volatilità: ieri è ulteriormente sceso, e anche questa mattina continua nel suo movimento verso la “normalizzazione” (– 3%, a 24 punti: ancora sopra i 13-14 punti di una settimana fa, ma lontanissimo dai 65 toccati lunedì mattina).
Per quanto ci riguarda, un certo effetto lo hanno avuto le parole del Ministro Giorgetti, che ha dichiarato che le “banche italiane stanno già dando il loro contributo (da un punto di vista fiscale)”. Un modo per dire che non ci sarà una nuova tassa sugli extra-profitti realizzati dal settore: essendo il nostro un listino in cui il peso del settore bancario-finanziario (che comprende anche i titoli assicurativi) piuttosto importante, la reazione è stata immediatamente evidente, con un rialzo che, per il settore, è stato pari a circa il 3,5%.
Senza dimenticare, sullo sfondo, le elezioni americane, sempre più incombenti. A tutti gli effetti, una sorta di “polizza contro il rischio”: difficile, molto difficile che Biden e Powell facciano scivolare l’economia Usa, intervenendo ai primi veri segnali di un’eventuale caduta. Non a caso, da sempre, i mesi precedenti la scadenza elettorale sono solitamente un periodo piuttosto positivo per i mercati.
La giornata asiatica vede il Nikkei di Tokyo sulle “montagne russe”, con variazioni continue: dopo aver segnato anche – 2%, è salito sino a + 0,5%, per poi passare nuovamente in territorio negativo (- 0,74%).
Bene l’Hang Seng a Hong Kong, a + 0,7%.
Sulla parità Shanghai.
In Corea, Kospi di Seul a – 0,5%.
Taiwan – 1,9%.
Futures al momento positivi su entrambe le sponde dell’Oceano.
Petrolio in recupero, con il WTI a $ 75,22 (questa mattina però in leggerissimo ribasso, – 0,11%).
Gas naturale Usa sempre vicino ai $ 2 (2,087, – 1,37%).
Oro a $ 2.415 (+ 0,20%).
Spread poco mosso, a 144 bp.
BTP a 3,70%.
Bund 2,25%.
Treasury Usa in risalita, a 3,92% (ieri sono stati emessi $ 42 MD di titoli decennali al 3,96%, fatto che ha “trascinato” al rialzo i rendimenti).
€/$ a 1,0935.
Bitcoin a “piccoli passi” verso quota $ 60.000: questa mattina lo troviamo a $ 57.415.
Ps: la Cina, come sappiamo, un po’ come l’Italia, si trova ad affrontare la più grave crisi demografica della sua storia: si pensi che, ai ritmi attuali, si calcola che la popolazione passerà dagli attuali 1,4 MD (scarsi) a circa 700 ML di abitanti nel 2100. Qualche segnale ci è già arrivato: nel 2017 i bambini in età compresa tra 0-4 anni erano circa 90 ML. Quest’anno saranno, invece, non più di 58 ML. Che diventeranno 40 ML nel 2030. Una caduta vertiginosa. Di contro, il numero di animali domestici è in continuo, poderoso aumento: considerando cani e gatti erano, nel 2017, circa 40 ML (neanche così tanti rispetto alla popolazione, fermo restando la difficoltà nel loro censimento). Che diventeranno, si stima, 70 ML nel 2030. Con una spesa, per il solo cibo, di circa $ 12 MD. Anche questo è un modo, evidentemente, per sostenere l’economia.